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Quando si dice: avere l’illuminazione

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Quando ero piccola il Capodanno in casa era un’eterna attesa con cenoni lunghissimi e portate intervallate dalla tombola con le finestrelle (rotte) o dal Mercante in Fiera con le solite vendite stantie. A me capitavano la Pagoda, il Lattante e il Cane. Sempre.

Poi, da adolescente, Capodanno è diventata l’occasione che aspettavi tutto l’anno per il “veglione”, ossia quel mega festone che “Sarà sicuramente il più bello di tutti” dove andavi solo perché c’era il tizio che ti piaceva, e che puntualmente a mezzanotte baciava un’altra.

Crescendo sono arrivate le feste fighe con la gente figa, “Senza troppi sbattimenti ma chic eh!”, magari con la musica dal vivo, che non si sa mai che incontri qualcuno.

E ti ritrovavi a noiosissimi finti cenoni con tartine rinsecchite, in cui fare  tappezzeria era la tua massima aspirazione piuttosto che mischiarti alla folla.

Me lo ricordo quell’anno che io e la mia amica siamo letteralmente fuggite da un cenone organizzato in una delle tante ville salentine, pagato un sacco di soldi, e alla fine abbiamo passato la notte in macchina, vestite come due debuttanti, morte di freddo, ferme, in un parcheggio perchè c’era così tanta nebbia che non ci siamo potute muovere sino all’alba.

Ecco, il Capodanno secondo me è sempre stato un flop per via delle aspettative che riversi su quel povero 31 dicembre che non ha nessuna colpa se non di essere un giorno come gli altri ma di essere capitato nel posto sbagliato del calendario.
E poi devi per forza riflettere, prima di chiudere la porta e tuffarti nel nuovo anno.

È che io non sono mai stata una molto brava a fare bilanci o buoni propositi.
Primo perché non amo fare i conti. Sono proprio negata.
E poi perché odio essere presa in giro, figuriamoci prendermi in giro da sola sapendo che non manterrò nessuna delle promesse fatte. E no, non c’è speranza.
Sono più di 40 anni che puntualmente mi lascio fregare da me stessa.

Oggi però, riflettendo su questo 31 dicembre, qualche considerazione la voglio fare insieme a voi.

L’illuminazione, è proprio il caso di dirlo e vi spiegherò anche perché, mi è venuta cercando delle foto nel telefonino.
Sono andata indietro di un anno e davanti agli occhi mi sono sfilate tutte le istantanee di questo 2017, ed è così che mi sono ritrovata a dire: “Però dai, non è stato male”.
Perché a guardarci bene, questo anno che se ne va se pur non prodigo di successi eclatanti o di grandi svolte lavorative, ed economicamente corto di maniche, è stato invece pieno di emozioni positive, di luoghi nuovi e di persone che mi hanno arricchito l’anima.

Certo certo, non sono mancate le lacrime e tante arrabbiature che sono quelle che ricordo meglio, delusioni a pioggia e persone cancellate dalla lista degli amici, ma riguardando le foto, il famoso bilancio, mi è sembrato positivo.

Tra le ultime foto ci sono quelle che ho scattato a Presicce, il paesino scelto da una nota marca di cioccolatini come sede del suo spot natalizio e illuminata a festa. E…

Eccola lì l’illuminazione.

centro storico, natale, presicce illuminazione 2017

Ci sono luoghi che non apprezzi sino a quando non li guardi con una luce diversa. Come le persone, che nella peggiore delle ipotesi inizi ad amare quando non ti sono più accanto nonostante tu le abbia avute sempre lì, sotto gli occhi.
È solo che non hai mai avuto gli occhi giusti per guardarli.
Un po’ come per me è sempre stata Presicce, il paesino accanto al mio, un borgo bellissimo ma sempre snobbato.
Poi all’improvviso arrivano da Torino e riempiono il centro storico di luminarie rendendo il paesino un sogno, uno spettacolo da ammirare che richiama migliaia di persone.
Il paese è sempre lo stesso, la gente pure, solo che ci sono quelle lucine a fare la differenza.

Il mio 2017 mi ha permesso di intravedere la luce di tante cose che ho sempre avuto davanti, di scegliere persone luminose e di eliminare quelle buie ma nel 2018 vorrei avere occhi nuovi per meravigliarmi ancora e soprattutto essere come Presicce.

Cioè io non voglio cambiare, voglio restare me stessa, ci ho messo più di 40 anni a diventare quella che sono e tutto sommato mi piaccio anche così imperfetta, ma con quel quid capace di darmi la giusta luce per far sì che tutti si accorgano del mio “potenziale”.

Ed è l’augurio che faccio anche a tutti voi che mi leggete.
Vi auguro un 2018 luminoso, che vi permetta di brillare sempre e di non dimenticare mai che luce e ombra vanno a braccetto, non può esserci l’una senza l’altra, perciò anche se ci saranno periodi bui, saranno tali solo perché ci prepareranno a una maggiore luce.

Seguendo il consiglio della mia amica Assunta Corbo, voglio ringraziare 5 persone che hanno reso migliore il mio 2017 (ce ne sarebbero molte altre ma ne ho dovuto scegliere solo 5!)

♥Il mio grazie speciale va a Shiva che mi illumina anche se siamo lontanissime e che mi ha fatto capire che l’amicizia non conosce distanze, differenze sociali, barriere linguistiche.

♥A Roberta, la mia sorella saggia, che conosce i miei lati d’ombra e mi aiuta a renderli piccoli piccoli.

♥A Claudia (e Maia) che accolgono sempre me e #ilRibelle nella luce.

♥A Elena, che sopporta le mie lagne anche quando siamo entrambe al buio.

♥ A Simona, che mi fa risplendere di luce anche con i capelli bianchi.

♥A Samuela che mi ha fatto capire cosa significa risplendere di luce propria e amare la vita incondizionatamente.

 

Ok, ho detto 5  e sono sei, anzi sette.
Perché ma non posso non dire grazie a mia madre, l’unico faro della mia vita senza il quale nulla di tutto questo avrebbe senso.

Buon luminoso 2018 a voi tutti

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