A distanza di un mese gli arcobaleni sui balconi, quelli dei disegni variopinti dei bambini, hanno toni vintage, scoloriti.
Quell’ #andratuttobene, scritto a caratteri cubitali all’inizio della quarantena, sembra, oggi, più una beffa che un incoraggiamento.
Perché no, a me pare proprio che non andrà tutto bene se per “bene” intendiamo il tornare alla nostra vita pre-Covid.
Quella vita di cui, sì ci lamentavamo a iosa, ma che, a ben guardarci, era davvero meravigliosa: fatta di viaggi e aperitivi, baci e mani unite, riunioni di lavoro gomito a gomito, risate a bocca aperta e incazzature in faccia, sushi il venerdì e lo shopping con le amiche.
Quella che portare il cane fuori era un impegno, non una passeggiata.
Quella che, che barba: dopo la scuola mio figlio fa karate, scacchi, judo, arrampicata, danza classica e rock n’roll.
Quella del compro tutto bio, vegan, km zero e odio lo junk food.
Quella del siamo tutte personal stylist con le borse griffate da 3 mila euro e la t-shirt di Zara.
Quella di palestra, yoga e piscina sempre e comunque, e il weekend a Cortina e le vacanze in Sardegna.
Quella che “odio i corrieri che sbattono i pacchi per terra” e quelli di Glovo che vanno nel traffico in bicicletta.
Hai visto quella influencer quanti outfit diversi ha, che viaggi fa e beata la Ferragni?
E tu che crema usi, la più cara, che quella è una garanzia.
Ma le unghie dalla cinese.
E le meches dal parrucchiere tutti i sabati e il massaggio una volta al mese.
E tu che sottotono hai, perchè il rossetto devi abbinarlo all’incarnato eh!
No, non è un “freezee” tipo Grande Fratello, quello in cui siamo piombati.
E non andrà tutto bene se quel bene è questo sperare di tornare al “era meglio quando si stava peggio”.
Andrà bene o male, ma tutto sarà diverso.
La nostra bella vita sarà una vita sterilizzata, dove i più audaci si stringeranno mani di lattice o le inonderanno di gel igienizzante.
Dove le riunioni si faranno in casa: in mutande sotto, ma sopra con la giacca firmata.
Dove si saluterà la collega con un cenno da lontano e ci si incavolerà con un Whapp.
Dove i cani avranno il pedigree e la cistite certificata.
I bambini avranno nuove camerette, assemblate con chiodi da arrampicata sulle pareti e liane penzolanti dai letti a castello per fare movimento. Faranno il loro business plan scolastico e al mattino decideranno, autonomamente, quando fare la conference call coi compagni. Chiederanno ad Alexa o Google il permesso di andare in bagno. Al parco per l’ora d’aria, un giorno la settimana, uno alla volta tranne che per i fratelli. Fortunato chi ce l’avrà un fratello, che per loro improvvisare anche solo una partita di ping pong sarà facile.
I figli unici useranno “Bimber”, l’app che nascerà per gli incontri online under 16, così sapranno a quanti metri di distanza dal balcone c’è un altro bimbo, solitario e annoiato come loro. I più fortunati avranno la fibra ultra veloce e corsi on line h 24 di scacchi, Karate, judo, danza, ginnastica da seguire mentre mamma e papà lavorano in cucina. Le mamme super helathy e vegane concederanno pizze lievitate, gelati, caramelle, cheese burgher e patatine come premi extra, ordinati su Glovo… che Dio benedica i corrieri!
Gli adolescenti impareranno a rallentare, aspettare, fermarsi. E i corteggiamenti si faranno a suon di video su Tik Tok.
Gli uomini, orfani di calcio e gare varie, convertiranno l’abbonamento di Sky in quello di You Porn ma le mogli, finalmente, trionferanno sulle amanti: perché quando altro non c’è, sempre ottimo diventa ciò che passa il convento.
E di noi che ne sarà?
Il cambio dell’armadio in quarantena ci ha fatto preferire, al posto della IT Bag di Louis Vuitton e la Balenciaga, sul ripiano, una bag dell’Esselunga carica di cibo e birra, magari un Amarone.
Ci siamo accorte che i mille outfit #maipiùsenza escono sconfitti dal confronto con “nu jeans e na maglietta”, come cantava Nino, o meglio ancora un leggings e ‘na canotta, che bastano e avanzano per le gite dal bagno alla cucina, passando dalla camera da letto.
Che dove arriva il pile la sera sul divano, manco il cachemire 47 fili.
Che meglio una casa in periferia col balcone oggi, che un attico in centro domani.
Noi che abbiamo abbandonato le pump e le décolleté a favore di infradito e pantofole in quarantena ci batteremo per la libertà degli alluci: “Mai più torture ai piedi!” che colpe poverini non ne hanno.
Continueremo a fare yoga, mindfulness e core training sul tappetino in camera da letto e, finalmente, ci accorgeremo che senza trucco anche la pelle è libera di sudare.
Avremo nuovi rituali fatti di gesti più lenti e avremo imparato, forse, ad amare quella immagine nello specchio, anche senza ritocchi, trucchi, inganni.
Accetteremo qualche capello grigio che la tinta ogni mese dal parrucchiere è schiavitù, e se la piega non sarà perfetta sarà la migliore che avremo imparato a fare.
Ma prenoteremo appuntamenti per i prossimi 10 anni da parrucchiere, estetista, manicure non sia mai ci si faccia trovare impreparate da una nuova quarantena e lo smalto semipermanente staccato a morsi.
Impareremo a sfiorarci in carezze di lattice e compreremo più creme per le mani che per il viso.
Impareremo a flirtare con gli occhi, come le orientali, che tanto la bocca non la vedrà nessuno ma a casa sfoggeremo i rossetti più accesi, per lo Zoom con le amiche o la Skype call col collega che ci piace.
E capiremo che la pelle ha bisogno d’aria e sole quanto e come l’anima perché, dietro la mascherina, si fa debole e malaticcia. Avremo sopracciglia perfette e fondotinta pallidi.
Un nuovo profumo che sa di fiori, legni e mare, qualunque cosa purché non di Amuchina.
Avverrà credo, per molti di noi, un cambio epocale che farà rima con libertà.
E non sarà solo la libertà di stare all’aria aperta, muoverci, danzare, abbracciare, toccare, respirare, baciare, gridare.
Ma la libertà di riconoscerci in ciò che facciamo, in quello che viviamo e che vogliamo attorno.
Apprezzeremo di più il tempo. Perché in quel tempo sospeso della quarantena avremo imparato che il tempo non ci è bastato.
E anche riempiendolo di corsi, tutorial e video call è sempre troppo vuoto se non gli dai valore e troppo poco quando impari a padroneggiarlo.
E apprezzeremo le cose che durano in questo tempo: un maglione non alla moda ma di buona fattura, una casa, un’amicizia, una parola o una canzone.
Quelle cose che, ad averle in quarantena, ci hanno resi più fortunati degli altri.
Anche la moda si piegherà alla libertà e al tempo: abbiamo finalmente capito che non esistono più le mezze stagioni. Che c’era un tempo prima del Corona, freddo e grigio e usciremo con un tempo dopo il Corona, caldo e soleggiato.
Che le sfilate di pret a porter, cruise, precollection servono solo a ingannarlo il tempo perché c’è una stagione calda e una fredda e nel tiepido, basta vestirsi a strati.
Gli armadi torneranno ad ospitare poche cose ma quelle giuste, fatte bene, uniche, durature, non fuffa colorata a poco prezzo.
E torneremo ad apprezzare le botteghe e gli artigiani, perché capiremo il valore del loro tempo e di quanto le parole possano arricchire quel tempo.
E saranno proprio le parole a riscaldarci sino a quando le carezze saranno proibite, parole che avremo imparato a non tenerci dentro perché, a molti il Covid non ha concesso il tempo di dirle.
Impareremo che ci sarà un tempo, dopo. Ma andrà come andrà.
Solo la resilienza e l’adattamento a questo nuovo tempo ci permetterà di sopravvivere diventando più forti, forse migliori, padroni del nostro tempo cosmico, capaci di affrontare qualsiasi epidemia.
L'articolo Andrà tutto bene. O forse no. Quel che resterà della quarantena sembra essere il primo su Le Birbamamme.